Genetica e donne ebree romane: conoscenza e prevenzione
- Fondazione Ernesta Besso

- 20 ott
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Il 21 ottobre si è svolto presso la Fondazione Ernesta Besso di Roma un convegno dedicato alla presentazione e discussione del primo studio oncogenetico condotto sulla comunità ebraica romana, volto a indagare la presenza della variante BRCA2, predisponente al cancro al seno e alle ovaie.
L’iniziativa è nata dall’esigenza di divulgare alla popolazione locale i risultati di una ricerca durata circa otto anni, coordinata dalla prof.ssa Laura De Marchis del Policlinico Umberto I – Sapienza Università di Roma, in collaborazione con un esteso gruppo di lavoro e diverse istituzioni scientifiche.
Ad aprire l’incontro è stata la prof.ssa Livia Ottolenghi, che ha moderato il convegno e introdotto i temi principali, contestualizzando il valore di un’indagine condotta su una comunità tra le più antiche d’Europa.
È poi intervenuto Rav Riccardo Di Segni, Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Roma, il quale ha messo in prospettiva la lunga storia del popolo ebraico, spesso segnata da difficoltà, spiegando come la tutela della vita e della salute sia un valore centrale dell’ebraismo. Di Segni ha evidenziato la necessità di affrontare l’argomento senza stigma, comprendendo la responsabilità etica della trasmissione dell’informazione.
Il prof. Alain J. Gelibter ha approfondito alcuni aspetti presentando i dati della ricerca e illustrando la correlazione tra le mutazioni della mammella e dell’ovaio.
È intervenuto anche il dott. Raffaele Angelo Madaio dell’Ospedale Israelitico di Roma, che ha portato un contributo prezioso dal punto di vista diagnostico e assistenziale, sottolineando l’importanza di una sinergia tra ospedale, territorio e comunità nel rendere attuabili gli strumenti di prevenzione primaria e secondaria.
La prof.ssa Laura De Marchis, infine, ha illustrato la ricerca, spiegando che la variante BRCA2 individuata sembra essere riconducibile a un effetto fondatore, ipotesi supportata dall’analisi di aplotipo condotta su diverse famiglie non imparentate. Questo dato suggerisce un’origine remota della mutazione e la sua permanenza all’interno della comunità grazie alla trasmissione generazionale. De Marchis ha spiegato che conoscere la presenza della variante consente strategie preventive efficaci e una riduzione significativa della morbilità.
Il convegno si è concluso con un invito alla consapevolezza e una grande partecipazione di pubblico, attraverso domande e condivisione di esperienze personali.
A fare gli onori di casa Caterina de Mata, Presidente della Fondazione Ernesta Besso e Giacomo Moscati, Assessore alla Cultura della Comunità Ebraica di Roma.




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